di Dott. Paolo Pirotto Chief Operations Officer
La plastica non è un materiale intrinsecamente cattivo, è una invenzione che ha cambiato il mondo. La plastica diventa cattiva per il modo con cui industrie governi l’hanno gestita.” Queste erano le prime parole del Report 2019 del WWF (World Wildlife Fund) sull’inquinamento da plastica nel nostro pianeta. Già allora Il Report descriveva uno scenario piuttosto allarmante: Il 75% di tutta plastica prodotta nel mondo è già diventata un rifiuto e quasi metà della plastica oggi presente è stata prodotta dopo l’anno 2000, Nel 2016 la produzione ha raggiunto i 396 milioni di tonnellate (53 kg/abitante), con conseguente emissione di 2 miliardi di tonnellate di CO2 in atmosfera e si prevede che entro il 2030 la produzione di plastica potrebbe aumentare di un ulteriore 40%, Visto che solo il 20% dei rifiuti plastici vengono riciclati, le emissioni di CO2 derivanti dall’incenerimento, uno dei metodi di smaltimento più seguiti per la plastica a fine vita, potrebbero triplicare. Nel medesimo report Il WWF tracciava anche le linee guida per un piano di intervento nel quale Governi, Industrie e Cittadini sono chiamati a dare il proprio contributo, nella convinzione che possiamo risolvere il problema globale della plastica se “ognuno si assume la responsabilità delle proprie azioni e se si lavora assieme”. In particolare ai Cittadini veniva raccomandato di utilizzare responsabilmente il loro potere di consumatori nei loro comportamenti e scelte di acquisto sui diversi mercati, mentre al mondo dell’Industria viene rivolto l’appello di utilizzare plastica riciclata e di promuovere l’economia circolare per minimizzare l’impatto ambientale. Noi di Break Machinery, facendo nostro questo impegno, ci siamo dedicati allo studio di soluzioni impiantistiche e di prodotti mirati a migliorare l’efficienza dei processi di rigenero della plastica